La presenza digitale di un brand non si limita più a un sito web o un’app: ogni esperienza utente attraversa canali diversi, dispositivi differenti e contesti d’uso in continua evoluzione. Dallo smartphone alla smart TV, da un'app mobile a un wearable, l'utente si aspetta coerenza, fluidità e accessibilità in ogni punto di contatto.

Senza un sistema condiviso, il rischio è quello di creare interfacce disomogenee, processi ridondanti e un’esperienza frammentata, difficile da gestire per i team e poco intuitiva per le persone.

Un design system nasce proprio per questo: mettere ordine, dare coerenza, ottimizzare i flussi e migliorare l’esperienza, dentro e fuori i team.

In questa guida vedremo come costruirne uno, farlo evolvere nel tempo e integrarlo da subito con criteri di accessibilità – non come vincolo, ma come valore aggiunto.

Troverai principi chiave, esempi pratici e strategie per far evolvere il tuo design system in modo continuo e collaborativo. Che tu debba creare da zero o migliorare quello che hai, sei nel posto giusto. 

Cos'è un design system e perché è il pilastro della tua strategia digitale

Parte integrante di una UX Strategy, un design system è un insieme strutturato di linee guida, componenti, asset condivisi, documentazione e codice che serve a progettare e sviluppare (ed, in seguito, mantenere) prodotti digitali in modo coerente, scalabile e inclusivo. Immaginalo come un insieme vivo di regole condivise, scelte stilistiche, pattern e codice che aiuta i team a progettare e sviluppare in modo coerente, scalabile e accessibile. 

Rispetto a una style guide o a una libreria di pattern, un design system va più in profondità: accompagna l’intero ciclo di vita del prodotto, dal wireframe al deploy. E se pensato bene, semina accessibilità già nelle prime fasi del design, traducendola in interfacce inclusive by design e by default, proprio come richiede l’European Accessibility Act. 

Ma non è solo una questione di compliance: un design system è anche uno strumento di collaborazione e un asset aziendale di lungo periodo. Aiuta i team a parlare la stessa lingua, a lavorare in modo più fluido, a condividere soluzioni riutilizzabili senza duplicare sforzi. Riduce il debito tecnico e rende più semplice la sinergia tra figure diverse: designer, developer, QA, content. 

LEGGI ANCHE 
UX Strategy: cos'è e perché è importante per la tua azienda?  
European Accessibility Act: accessibilità digitale da obbligo a opportunità 

Adottare e far evolvere il tuo design system: un percorso verso il miglioramento continuo

Un design system non si progetta una volta sola e poi si archivia. È un ecosistema vivo. Per molte organizzazioni, il primo passo non è partire da zero, ma valorizzare ciò che già esiste: una libreria in Figma, una style guide incompleta, un set di componenti parziale. Il design system nasce spesso così, da una base imperfetta che prende forma nel tempo, man mano che si chiariscono ruoli, processi, responsabilità.

Strategie di adozione

Non esiste un solo modo per avere un design system: puoi adottarne uno esistente, adattarne uno alle tue esigenze oppure progettarne uno da zero. In ogni caso, un buon design system non è mai statico: cresce con i progetti, evolve con le tecnologie, si nutre del contributo di chi lo usa. Il suo valore è proprio questo: tenere insieme estetica, tecnica e inclusione, trasformando ogni visione in pratica concreta.  

Un design system ben adottato non solo è documentato: è compreso e usato da chi lavora su progetti diversi, in momenti diversi. Ecco perché conviene partire in piccolo, con una prima versione composta da un core di componenti essenziali e ad alto impatto sull’esperienza utente (es pulsanti, form, tipografia), condivisa da pochi team. Da qui è poi possibile scalare gradualmente, raccogliendo feedback, aggiustando le linee guida, creando casi d’uso pratici.  

La regola d’oro: meglio poco ma usato bene, che tutto subito e dimenticato. Anche il Design System tecnicamente più elegante fallisce se non viene effettivamente adottato dall'organizzazione. Un approccio pragmatico ed incrementale consente di ottenere valore in tempi rapidi, favorire l’adozione interna, validare le scelte e le evoluzioni successive sulla base di feedback reali.

Ogni nuova funzionalità è un’occasione per migliorare il sistema. Ogni progetto può diventare un test per verificarne la tenuta. Ogni richiesta del team è un segnale utile per capire se serve aggiornare, aggiungere o semplificare.

La governance: chiarezza prima di tutto

Un sistema cresce bene se ha una governance chiara. Chi può aggiornare il sistema? Come si propongono nuove soluzioni? Chi decide in caso di eccezioni? Definire ruoli e processi evita il caos e rende il sistema più stabile nel tempo, anche quando i progetti e i team cambiano.

La capacità di un componente di durare e adattarsi risiede nella sua governance, non nella sua presunta perfezione iniziale. Un componente ben governato potrà evolvere nel tempo; un componente oggi eccelso ma non governato è destinato a diventare obsoleto, nonché fonte di incoerenza in futuro.

Cultura del team: è qui che un design system cresce in maniera sana

Nessun design system funziona davvero se non è sostenuto dalla cultura del team. Serve collaborazione tra design e sviluppo, tra UX e content, tra chi progetta e chi testa. Serve formazione continua, momenti di confronto, spazi in cui il sistema viene raccontato, aggiornato, compreso. 
Un sistema condiviso, mantenuto e vivo è anche quello che più facilmente può integrare nel tempo aspetti fondamentali come l’accessibilità, l’efficienza, l’innovazione.

Per questo non è mai un lavoro che si chiude una volta per tutte. È un processo continuo di miglioramento, ascolto e collaborazione. Ogni nuova funzionalità, ogni feedback ricevuto, ogni bug corretto può diventare un’occasione per evolvere.

Design system e European Accessibility Act: come trasformare l’obbligo in un’opportunità

Se fino a ieri un design system ben strutturato era la base per prodotti digitali coerenti e scalabili, oggi è anche qualcosa in più: è uno strumento strategico per essere conformi all’European Accessibility Act.  

Infatti, dal 28 giugno 2025, l’accessibilità non è più solo una buona pratica, ma un requisito normativo per le aziende che operano nel mercato europeo, come stabilito dalla Direttiva UE 2019/882, meglio nota come European Accessibility Act (EAA).

L’obiettivo è chiaro: rendere prodotti e servizi digitali, come e-commerce, app, piattaforme o software, ma anche documenti scaricabili come pdf e presentazioni, realmente utilizzabili da tutte le persone, comprese quelle con disabilità.

La norma tecnica di riferimento è l’EN 301 549, che richiede la conformità alle WCAG 2.1 livello AA. L’obbligo riguarda sia i prodotti nuovi che quelli esistenti. Sono escluse solo le microimprese e i casi in cui l’adeguamento risulterebbe sproporzionato rispetto alle risorse disponibili.

E qui entra in gioco il design system. Perché aspettare l’ultimo momento per “mettere a posto” un sito o un’app quando si può costruire un sistema che integra l’accessibilità fin dall’inizio, nel design, nel codice, nei contenuti? Un design system accessibile è lo strumento che ti permette di farlo perché documenta componenti, pattern e buone pratiche. E una cosa in più: sarà l’unico punto di riferimento per tutto il team fin da subito, ma anche per il futuro mentre il prodotto evolve.

Se ben strutturato, un design system ti aiuta a:

  • rispettare la normativa;
  • garantire coerenza e conformità su tutto il prodotto;
  • rendere più semplice il lavoro dei team;
  • migliorare l’esperienza utente di tutte le persone, non solo di chi ha una disabilità riconosciuta.

È una questione di compliance, certo. Ma è anche un’opportunità per fare meglio, e coinvolgere una fetta di pubblico che spesso rimane invisibile.

Per questo abbiamo creato risorse specifiche che ti accompagnano in questo percorso: un white paper sull’Accessibility Act e il design system che approfondisce strategie e metodologie, e un compendio operativo sull’accessibilità con checklist e strumenti pratici per prepararti al cambiamento. 

Devi adeguarti all'Accessibility Act ma la documentazione ti confonde?

Abbiamo semplificato tutto per te: scopri la nostra guida gratuita.

Scarica l'ebook gratuito

I benefici concreti di un design system

Costruire prodotti migliori, più solidi e più competitivi? Tutto parte da un buon design system: il modo più efficace per trasformare questa visione in pratica quotidiana.  

I vantaggi concreti

  • Coerenza su ogni touchpoint
    Un design system aiuta a creare un’identità visiva e comportamentale uniforme. Componenti, interazioni, toni e pattern parlano la stessa lingua, dal sito all’app, dall’e-commerce al chatbot. Il risultato? Un’esperienza riconoscibile, fluida e affidabile.
  • Più velocità, meno lavoro duplicato
    Pattern, componenti e linee guida già pronti significano meno tempo speso a reinventare, più tempo per innovare. I team possono concentrarsi sulle soluzioni, non sui dettagli ripetitivi. Così possiamo accelerare i cicli di sviluppo, ridurre gli errori e aumentare la scalabilità, ma anche agevolare e ridurre i costi di manutenzione.
  • Collaborazione e allineamento tra team 
    Il design system permette di allineare team cross-funzionali. Crea un “linguaggio unificato” che riduce errori di comunicazione, design e sviluppo. Si tratta di un vantaggio davvero sentito quando i team diventano diffusi geograficamente, e favorisce anche l’onboard di nuove figure del team.
  • Meno debito tecnico, più qualità
    Grazie ad un Design System, è possibile modificare i componenti e propoagare gli aggiornamenti a tutte le istanze che li utilizzano. Si riducono così bug e incoerenze, si semplifica la manutenzione e si migliora la qualità complessiva. E, quando l’accessibilità è incorporata nei componenti, si contribuisce all’accessibilità di tutto il proprio ecosistema digitale.
  • Una UX che funziona per più persone
    Accessibile non vuol dire solo per chi ha una disabilità riconosciuta. Significa progettare per il maggior numero possibile di persone: chi naviga da mobile, chi ha una connessione lenta, chi usa solo la tastiera o chi è in una situazione temporaneamente svantaggiata come potrebbe essere il sole sullo schermo o un braccio ingessato.
  • Inclusività che apre nuovi mercati
    Oltre il 20% delle persone in Europa convive con una disabilità. Ma l’inclusività non è solo una questione etica: è una scelta strategica che amplia la base utenti e rafforza il posizionamento del brand.
  • Brand più forte + reputazione più solida = vantaggio competitivo
    Un design system diventa anche un asset per rafforzare il brand, migliorando la riconoscibilità, stabilendo coerenza nell’esperienza, contribuendo alla percezione di professionalità, creando valore e un vantaggio competitivo di lungo termine. Inoltre, essere accessibili vuol dire essere affidabili, all’avanguardia, attenti alle persone: ecco quindi che un design system inclusivo diventa anche un asset di comunicazione.

Perché (forse) pensi di non aver bisogno di un design system

Creare un design system ti sembra un progetto troppo grande? Troppo rigido? Poco adatto alla tua organizzazione? È un pensiero comune. Molti team si bloccano prima di iniziare: temono che serva solo alle big tech, o che rallenti i processi creativi.

In realtà, un buon design system si adatta al contesto: può nascere in piccolo, crescere con i progetti, evolvere in base ai bisogni. Lo confermano anche le riflessioni di Figma e Nielsen Norman Group, non esiste un solo modo per adottarlo e implementarlo. Puoi iniziare con poco, testare, evolvere. L’importante è costruire una base condivisa. 

Componenti e principi fondamentali del design system

Oltre a principi e strategie, un design system si regge su una parte concreta: i suoi componenti. Ovvero i mattoni fondamentali con cui costruiamo interfacce coerenti e scalabili. Non parliamo solo di pulsanti o campi form, ma di blocchi modulari completi di logica, stile e comportamento, pronti per essere riutilizzati. Accanto a loro ci sono i pattern, combinazioni ricorrenti di componenti che risolvono problemi specifici (per esempio, un modulo di ricerca avanzata o un carrello e-commerce), e i template, che danno forma a pagine o flussi completi.

Per organizzare e mantenere tutto questo si usano due strumenti chiave: la component library, che descrive i singoli elementi e le loro varianti, e la pattern library, che spiega come combinarli nei diversi contesti. È qui che nasce il ponte tra design e sviluppo, tra interfaccia e codice. Molti team scelgono di strutturare i propri sistemi secondo l’approccio di atomic design, partendo da elementi base (atomi) come bottoni e label, aggregandoli in molecole e organismi più complessi fino a creare template e pagine. Questo aiuta a mantenere scalabilità e ordine anche quando il sistema cresce.

Un altro tassello cruciale sono i design token: valori astratti per colori, spaziature, tipografie e altri stili. Sono il collante che permette di applicare scelte di design in modo coerente e aggiornabile su tutte le piattaforme, senza riscrivere il codice ogni volta. Infatti, modificando una sola volta il valore, è possibile propagare automaticamente gli aggiornamenti a tutti i componenti che utilizzano quel token, permettendo scalabilità ed eliminando incoerenze.  

Ma avere librerie e token non basta. Per funzionare davvero, ogni componente deve essere ben documentato: cosa fa, come si comporta nei diversi stati (hover, focus, disabled), come si adatta ai vari breakpoint, quali regole di accessibilità rispetta. Questa documentazione è la bussola che guida content designer, UX e UI designer, developer e QA, rendendo il lavoro più veloce e preciso.

Diventa quindi chiaro perché ci teniamo a sottolineare che un buon design system non è solo un repository statico, ma un’infrastruttura strategica che integra componenti, pattern e governance per accompagnare i team nel tempo, garantendo coerenza e innovazione. Ed è qui che si apre lo spazio per nuove sfide e opportunità.

Cosa rende accessibile un design system

Come abbiamo visto, l'accessibilità può ormai essere considerato un nuovo principio alla base di un design system. Per essere davvero accessibile, un design system deve considerare fin da subito:

  • contrasti di colore adeguati, almeno 4.5:1 per i testi normali, prestando attenzione anche a stati come hover, focus e attivo;
  • tipografia leggibile, con font chiari, dimensioni accessibili, altezza di linea generosa;
  • focus visibile, l’utente deve sempre sapere dove si trova nella navigazione da tastiera;
  • alternative testuali, per dare la possibilità di interpretare ogni immagine significativa;
  • etichette chiare e stabili nei form, mai sostituite dai placeholder;
  • layout responsive e flessibili, usabili anche su schermi piccoli o con ingrandimento;
  • codice semantico, con tag HTML nativi e ben strutturati, per aiutare i lettori di schermo a interpretare la pagina.

Tutti questi elementi sono mappati sui criteri WCAG 2.1 AA e descritti in modo pratico nel nostro white paper e nella nostra guida operativa per l’accessibilità secondo l’European Accessibility Act (EAA).

Progettare con l’accessibilità in mente

Per rendere l’accessibilità una parte organica del design system serve partire da subito: già in Figma, i componenti dovrebbero essere annotati con i requisiti WCAG rilevanti. Questo aiuta chi progetta e sviluppa a tenere d’occhio accessibilità, usabilità e consistenza fin dalle prime fasi.

Ma non basta inserire regole tecniche: serve un approccio guidato dai principi del design inclusivo, che mettono al centro le esigenze del maggior numero possibile di persone, non solo di chi ha disabilità riconosciute.

UX developer come ruolo chiave

Il ponte tra design e codice è fondamentale. È qui che entra in gioco la figura di UX developer, un ruolo chiave per trasformare i componenti creati su Figma in elementi reali, accessibili e mantenibili nel tempo.

La figura di UX developer lavora fianco a fianco con UX designer, UI designer e chi si occupa di sviluppo front-end per:

  • implementare componenti accessibili secondo gli standard WCAG;
  • validare focus, ruoli ARIA, struttura semantica;
  • documentare in modo chiaro come si usa un componente e quali aspetti accessibili contiene.

Una documentazione ben fatta permette a chiunque, designer, dev o QA, di riutilizzare i componenti con consapevolezza e continuità, evitando errori e incoerenze.

LEGGI ANCHE: UX Developer: chi è e cosa fa? 

Design system e Drupal: coerenza e accessibilità anche su piattaforme complesse

Un design system ben strutturato trova terreno fertile anche in CMS enterprise come Drupal. In questi contesti, la complessità architetturale e la modularità dei contenuti possono rappresentare una sfida per la coerenza visiva e funzionale. Integrare un design system in un ecosistema Drupal permette invece di mantenere uniformità tra componenti, pattern e logiche di layout, riducendo le incoerenze tra front-end e back-end.

Ma non è solo una questione di ordine visivo. Grazie all’adozione di componenti accessibili e documentati, il design system facilita anche la realizzazione di temi Drupal conformi alle WCAG 2.1 AA, semplificando l’adeguamento all’European Accessibility Act.

In particolare, attraverso strumenti dedicati come Figma, Storybook e ZeroHeight (ma anche con la mappatura tra componenti di design e template Twig, il motore di templating di Drupal), è possibile creare un flusso solido e tracciabile tra progettazione e sviluppo. Questo si traduce in maggiore efficienza, meno debito tecnico e una UX coerente, anche su piattaforme articolate e multi-sito.

LEGGI ANCHE: Design System e Drupal CMS: l'anello di congiunzione tra designer e developer 

AI tool per il design system: un aiuto intelligente per l'efficienza e l'accessibilità

L’intelligenza artificiale può offrire un supporto concreto nella creazione e nella gestione di un design system accessibile. Non si tratta di automatizzare l’intero processo, che resta profondamente umano, ma di integrare strumenti capaci di semplificare, verificare, ottimizzare.

Oggi esistono AI tool che aiutano a:

  • eseguire controlli rapidi di accessibilità, come il contrasto dei colori, la presenza degli alt text o la leggibilità del testo;
  • suggerire varianti più inclusive di componenti esistenti, valutando criteri come la chiarezza, la dimensione del font o l’interazione da tastiera;
  • rilevare incongruenze nel sistema di design, analizzando pattern visivi o comportamentali che non seguono gli standard condivisi;
  • snellire flussi di lavoro cross-funzionali, suggerendo naming coerenti, generando documentazione base o automatizzando la sincronizzazione tra design e sviluppo.

Un punto fermo per noi: l’AI può semplificare, velocizzare, suggerire, ma non può sostituire del tutto il lavoro di chi progetta, testa e mantiene un sistema. Le scelte devono restare consapevoli, e i test manuali, compresi quelli con persone con disabilità, sono insostituibili. Come già sottolineato nel nostro white paper sull’EAA e i design system, gli AI tool (inclusi i widget) sono strumenti preziosi, ma vanno inseriti in un processo progettuale solido e ben governato. Quindi, gli AI tool sono utili alleati, ma la responsabilità resta nei processi, nei team e nelle decisioni condivise.

Quando il design system funziona: esempi di successo

In SparkFabrik accompagniamo le realtà enterprise nello sviluppo o nell’evoluzione del proprio design system, affrontando sfide di coerenza, scalabilità e accessibilità in contesti digitali complessi.  

Tra i nostri case study si trovano progetti in cui il design system ha rappresentato la leva per uniformare l’esperienza utente su più piattaforme, ridurre drasticamente tempi e costi di sviluppo e massimizzare la coerenza di brand. Aziende strutturate, anche su scala internazionale, hanno ottenuto una maggiore efficienza, una governance più solida della brand identity e una documentazione condivisa che semplifica l’onboarding delle nuove risorse.

  • Parliamo, ad esempio, di Caleffi: una multinazionale per cui abbiamo sviluppato e fatto evolvere un design system esteso, capace di coprire ogni esigenza, dagli elementi atomici ai template complessi. Il risultato? Coerenza di brand garantita su un ecosistema articolato composto da 12 cataloghi, oltre 20.000 prodotti a listino, più di 5.000 file tecnici, una presenza in 12 Paesi e 18 lingue, e circa 8.000 pagine viste ogni giorno.  
  • Per Bocconi, il nuovo design system ha coinvolto molti interlocutori e portato alla creazione di una linea guida condivisa. Il risultato più apprezzato è una documentazione accessibile sia ai team di sviluppo che a quelli editoriali, elemento che facilita la governance e assicura continuità nella produzione di contenuti tra persone con ruoli diversi e dipartimenti universitari distinti.  
  • Un’altra esperienza significativa è il progetto realizzato per La Scuola, dove abbiamo seguito l’intero percorso di ridefinizione dell’identità del brand. Il lavoro è partito da un assessment iniziale e si è concluso con il rilascio finale. La piena corrispondenza tra design system e strumenti editoriali del CMS ha permesso un onboarding semplice e veloce per tutti i nuovi editor.  
  • Infine, per Zambon abbiamo realizzato un sistema navigabile con Fractal, che consente di visualizzare subito tutti gli elementi di layout e interazione. Il sito è completamente sharabile, con livelli di lettura pensati sia per interlocutori tech sia per quelli non tecnici, e abilita una comunicazione efficace e inclusiva su tutte le aree di business.

LEGGI ANCHE: Le nostre storie di successo 

Il design system che cresce con te

Ogni design system è unico, perché unico è il contesto in cui nasce: priorità, vincoli, persone, obiettivi.  

In SparkFabrik partiamo da qui, aiutandoti a fare chiarezza su cosa hai già, cosa ti serve e come costruire (o far evolvere) un sistema che funzioni davvero, dentro e fuori i team. Ti affianchiamo per definire governance, strumenti, processi e componenti, con un approccio che tiene insieme accessibilità, efficienza e sostenibilità nel tempo. Il nostro obiettivo è arrivare a un design system che non resti sulla carta, ma che diventi parte del lavoro quotidiano dei tuoi team e porti valore reale ai tuoi progetti digitali.