La digital disruption sta rivoluzionando qualsiasi azienda, indipendentemente dalle dimensioni e dal settore: all’orizzonte si delineano nuovi scenari organizzativi e competitivi, con modelli di business dirompenti rispetto al passato.

Nessuna organizzazione è immune al cambiamento, che implica due aspetti principali. Da un lato, la capacità di applicare le tecnologie digitali a qualunque processo in ottica di ottimizzazione ed efficienza; dall’altro, l’apertura culturale all’innovazione e la volontà di sperimentare, col fine di sviluppare rapidamente nuovi approcci al mercato cavalcando l’onda della digitalizzazione.

Il valore strategico della trasformazione digitale (e come misurarlo)

Nel 2020 Deloitte, parlava della Digital Transformation come del risultato congiunto di implementazioni tecnologiche e competenze metodologiche: ad esempio, i software di analytics sono efficaci solo se poggiano su solidi processi di data management; le soluzioni di smart working funzionano a valle di ecosistemi IT costruiti bilanciando sicurezza e flessibilità. Grazie al know-how e ai metodi di organizzazione dei processi sottostanti le nuove tecnologie, la disruption abilita i benefici auspicati (dall’innovazione di prodotto alla customer satisfaction), determinando un decisivo aumento delle performance finanziarie.

La survey riporta che nel 2020, il 45% delle aziende con una crescita di fatturato netto superiore alla media di settore dimostrava un alto livello di maturità digitale, il 31% medio, il 15% basso.

Oggi, a distanza di alcuni anni, la stessa Deloitte mette in discussione l'uso esclusivo di KPI finanziari per valutare l'impatto degli investimenti tecnologici. Questo approccio rischia infatti di impedire ai leader digitali di cogliere appieno il valore degli investimenti tecnologici, portando potenzialmente alla riduzione dei budget destinati agli investimenti tecnologici.

Come possiamo quindi misurare correttamente il vero valore della trasformazione digitale?

Scegliere i giusti KPI per valutare la Digital Transformation

Nel 2023, nel quadro  della ricerca “Mapping Digital Transformation Value” il Centro per la Ricerca Integrata di Deloitte ha intervistato 1.600 leader aziendali e tecnologici per capire quali KPI utilizzassero per misurare il valore degli investimenti tecnologici. I KPI più utilizzati sono risultati essere quelli finanziari tradizionali, di performance dei processi e metriche tradizionali sui clienti. Sebbene queste misure siano fondamentali, concentrarsi solo su di esse può far perdere di vista gli impatti più ampi del valore della tecnologia. Per quale motivo?

Molte tecnologie digitali influenzano l'intera organizzazione nel suo complesso, le persone e persino il pianeta, ad esempio migliorando l'efficienza delle risorse e riducendo l'impatto ambientale. Non solo. Gli investimenti tecnologici di un'organizzazione possono anche avere impatti reputazionali, sociali o emotivi che potrebbero non emergere nei KPI comuni.

Quindi, per valutare appieno il valore degli investimenti tecnologici (e proteggerli), le organizzazioni dovrebbero considerare sia le misure di impatto più comuni che altre forme di beneficio che la tecnologia apporta. Questa misurazione più ampia può fornire un quadro completo del valore generato, aiutare a giustificare il finanziamento continuo e offrire una base solida e coerente per decidere quando non investire.

Facile a dirsi, meno facile da mettere in pratica. Il 73% degli intervistati crede infatti che l'incapacità di definire impatti o metriche esatte sia una barriera alla trasformazione digitale, seguita dall'incapacità di raccogliere dati e dai silos organizzativi.

Tuttavia ci sono alcuni dati incoraggianti, ad esempio che, a livello globale, il 46% delle organizzazioni ha dichiarato di utilizzare KPI legati allo scopo per valutare l'impatto della tecnologia. Tra queste misure figurano la sostenibilità, il ritorno sociale sugli investimenti e la diversità, equità e inclusione della forza lavoro.

In altre parole, nonostante le difficoltà nel misurare alcuni tipi di metriche, le organizzazioni che adottano un quadro di valutazione olistico guadagnano una visione più chiara dell’impatto della Digital Transformation nella propria organizzazione, e si mostrano il 20% più propense a vedere un valore aziendale significativo dalle loro trasformazioni digitali.

Il ruolo dell’IT oggi

Al netto della necessità di valutare accuratamente il valore della trasformazione digitale, il ruolo dell’Information Technology (IT) sta subendo da alcuni anni una trasformazione epocale. L’IT, una volta bistrattato come centro di costo, oggi diventa un propulsore di profitto. Il Chief Information Officer (CIO) guadagna dunque una posizione sempre più strategica ai tavoli decisionali dell’azienda, specialmente nelle aziende che potrebbero trarre maggiore vantaggio da un’evoluzione tecnologica e digitale. Una ricerca evidenzia infatti che le aziende con le migliori prestazioni sono più propense ad avere la loro trasformazione digitale guidata dal CEO (33%), mentre sono i CIO e CTO (36%) a condurre le aziende con prestazioni medie verso il processo di digitalizzazione.

Questa evoluzione è stata ulteriormente accelerata negli ultimi anni, dimostrando come i sistemi informativi e le tecnologie digitali siano strumenti imprescindibili di resilienza. Le aziende tecnologicamente più preparate hanno potuto rispondere con maggiore velocità ed efficacia alle sfide impreviste, abilitando rapidamente soluzioni come lo smart working. Investire nella digitalizzazione continua a rivelarsi fondamentale per garantire continuità operativa in un contesto sempre più imprevedibile.

Evoluzione dell'Information Technology nella Digital Transformation

Dopo aver inquadrato il crescente valore della trasformazione digitale e l'evoluzione delle metriche per misurarla, e dopo aver individuato nella figura del CIO un ruolo e una responsabilità sempre più strategici per le aziende, è importante calarsi nella dimensione pratica. In cosa consiste oggi la trasformazione digitale? Quali ambiti di un'azienda coinvolge? Quali sono i pilastri che possono concretizzare un approccio digitale efficiente?

Possiamo dire che, sul piano pratico, la trasformazione IT si riflette a più livelli. Innanzitutto, il criterio principale che guida le scelte tecnologiche è rappresentato dalle necessità di business: il focus non è più sulla soluzione tout court. Oggi le aziende ricercano soluzioni IT che non solo siano in grado di integrare dati multi-source, ma che presentino anche funzionalità di engagement, collaboration e analitiche. I software tradizionali, pensati per girare su infrastrutture on-premise, lasciano spazio alle applicazioni Cloud Native, sviluppate su container e per ambienti distribuiti.

Un altro cambiamento di paradigma è il passaggio dall’analisi descrittiva alle analisi predittive e prescrittive, rese possibili dalla presenza di dati disponibili in real time e provenienti da più fonti, nonché dai sistemi di intelligenza artificiale.

Infine, l’Internet of Everything amplia il concetto di rete, con il proliferare dei dispositivi connessi e delle informazioni disponibili.

Portando il concetto di trasformazione digitale su un livello ancora più concreto, si possono distinguere tre fattori caratterizzanti e abilitanti. Sono Cloud Transformation, applicazioni Cloud Native, DevOps & Agile: i  tre pilastri della Digital Transformation.

Di seguito, analizzeremo nel dettaglio ciascuna di queste tre aree.

Primo pilastro della Digital Transformation: la Cloud Transformation

Secondo Gartner, oggi, si tende a considerare il cloud come una piattaforma tecnologica, ma questa prospettiva cambierà notevolmente entro il 2027. Il cloud computing non sarà solo un approccio tecnologico per la distribuzione delle applicazioni, ma fungerà anche da motore principale dell'innovazione aziendale.

Il Cloud si va infatti affermando come il modello architetturale oggi più conveniente in virtù di una serie di vantaggi.

Scendendo nel dettaglio tecnico, esistono tre tipologie di architetture Cloud:

  • Private: gli asset vengono fruiti come servizio all’interno del data center aziendale che può risiedere in strutture di proprietà o affittate presso i Cloud provider;
  • Public: le risorse sono erogate dalle infrastrutture del fornitore, accessibili tramite Internet e condivise da più utenti;
  • Hybrid: la tipologia destinata a prevalere, che prevede la commistione di Cloud pubblici e privati.

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I vantaggi

Nonostante le differenze, si possono individuare benefici comuni sul fronte IT e business che un’azienda può acquisire optando per un percorso di Cloud Transformation.

Innanzitutto, tra le caratteristiche più apprezzate, bisogna citare la garanzia di continuità operativa e più genericamente di resilienza. Un ambiente distribuito su più data center, geograficamente distanti e accessibili tramite rete, assicura agli utenti la disponibilità dei servizi sempre e ovunque, anche a fronte di disastri.

I Cloud provider, grazie alle economie di scala, possono dotarsi di tecnologie performanti e all’avanguardia anche sotto il profilo della sicurezza. Nessuna azienda - che non abbia come core business i sistemi IT - sarebbe infatti capace di pari investimenti per la protezione delle proprie infrastrutture.

Al contempo, la possibilità di comprare rapidamente asset tecnologici come servizio, all’interno di contratti pay-as-you-go, permette di costruire ambienti IT in modo flessibile, scalabile all’occorrenza e più economico, specie se gestiti secondo l’approccio FinOps.

Il Cloud, insomma, è lo strumento che permette di allineare i sistemi informativi alle esigenze di business, bilanciando solidità e agilità.

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Un motivo in più...

Il Cloud diventa anche il mezzo di supporto per le politiche di internazionalizzazione delle aziende, poiché consente di predisporre velocemente infrastrutture e risorse tecnologiche in prossimità del mercato di destinazione.

Ad esempio, il servizio China Unit di SparkFabrik permette alle aziende italiane di potenziare la presenza in territorio cinese grazie alla partnership con Alibaba Cloud e una serie di attività consulenziali. L’obiettivo è mettere a disposizione delle aziende un’infrastruttura sicura e compliant che permette di offrire servizi di qualità, veloci ed efficienti, ai clienti locali.

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L'importanza del Cloud Management nella Digital Transformation

L'avvento del Cloud Computing innesca una profonda trasformazione aziendale. Le organizzazioni avvertono sempre più l'esigenza di padroneggiare l'arte della gestione e del controllo degli ambienti cloud. Una buona gestione del cloud è infatti essenziale per supportare l'evoluzione rapida dei processi e dei prodotti, facilitando una crescente esternalizzazione verso il cloud e favorendo la trasformazione digitale.

Parliamo quindi di Cloud Management per riferirci all'insieme di pratiche, tecnologie e strumenti utilizzati per gestire e controllare l'ambiente di un'infrastruttura Cloud. Spesso, questo avviene in contesti multi-cloud, dato che la tendenza è quella di utilizzare servizi da diversi fornitori come AWS, Microsoft Azure e Google Cloud Platform contemporaneamente.

Diventa quindi cruciale integrare e coordinare queste diverse infrastrutture Cloud come un'unica entità, centralizzando attività come il provisioning delle risorse, il monitoraggio delle prestazioni, la gestione della sicurezza, la pianificazione delle capacità e la gestione dei costi.

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Tutto questo può sembrare complesso per un'azienda che punta alla trasformazione digitale ma è ancora incerta sulle strade da percorrere. Tuttavia, i benefici del cloud e della sua corretta gestione sono accessibili grazie a servizi dedicati e partner tecnologici come SparkFabrik. Ad esempio, i servizi di Cloud Migration consentono una pianificazione strategica e l'esecuzione di migrazioni su Cloud, massimizzando le potenzialità offerte da provider come Amazon AWS, Google Cloud Platform, Microsoft Azure e Alibaba Cloud. Oppure, Servizi Cloud Gestiti offrono alle aziende tutta la potenza del Cloud senza la complessità gestionale, permettendo alle aziende di liberare risorse preziose da reindirizzare verso attività a valore aggiunto, riducendo nel contempo i costi e le problematiche derivanti dalla gestione di infrastrutture complesse.

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Secondo pilastro della Digital Transformation: le applicazioni Cloud Native

Nei nuovi ecosistemi Cloud, le applicazioni tradizionali, pensate con una struttura monolitica per funzionare in ambienti client-server, potrebbero non funzionare correttamente o con adeguati livelli di performance. Da qui emerge la necessità di un approccio allo sviluppo software alternativo, che è ormai in fase di consolidamento: il paradigma Cloud Native. Questo paradigma consente di sfruttare appieno i vantaggi di flessibilità e rapidità di time-to-market promessi dal Cloud.

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I container

Poiché i software devono girare in ambienti IT eterogenei e Multi Cloud, la portabilità diventa una caratteristica imprescindibile. Le applicazioni vengono quindi incluse e distribuite all’interno dei container, ovvero istanze virtuali di un ambiente di runtime completo: così l’applicazione può essere eseguita e distribuita indipendentemente dall’infrastruttura hardware sottostante. Si ottiene così il disaccoppiamento tra le componenti hardware e software, garantendo la piena portabilità delle applicazioni in sistemi differenti (on-premise e in Cloud).

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I microservizi

I microservizi, poi, costituiscono un modello architetturale per lo sviluppo applicativo estremamente promettente: l’applicazione viene realizzata come somma di unità funzionali indipendenti e containerizzate. Così diventa possibile intervenire sulla singola funzione senza compromettere il comportamento complessivo del software, accelerando le modifiche richieste dal business. Inoltre, in caso di sviluppo ex-novo di un’applicazione, è possibile capitalizzare sul riutilizzo dei microservizi progettati in precedenza.

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Gli orchestratori di container

Nel nuovo scenario di software development, chiudono il cerchio gli orchestratori di container, ovvero piattaforme che permettono di ottimizzare e automatizzare la gestione dei container, altrimenti molto complessa da realizzare manualmente, se non addirittura impraticabile. Parlando di container orchestrator, non possiamo non citare l’esempio Open Source per eccellenza, Kubernetes.

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Terzo pilastro della Digital Transformation: DevOps & Agile

La capacità dei software di rispondere puntualmente alle richieste del business è la chiave del successo dell’azienda digitale. Cloud Computing, microservizi e container convergono verso l’obiettivo e favoriscono il ricorso alle tecniche di sviluppo Agile e DevOps, particolarmente indicate sia per lo sviluppo di web applications Cloud Native sia per la modernizzazione in ottica Cloud Native di applicazioni legacy.

Le metodologie Agili prescrivono di scomporre il progetto in cicli reiterati e sequenziali di breve durata, ciascuno finalizzato a raggiungere un piccolo miglioramento del prodotto fino a conseguire l’obiettivo finale. Ogni modifica apportata viene sottoposta a rilascio e verificata direttamente da parte degli utenti, così da raccogliere feedback e intervenire tempestivamente in caso di errore.

La metodologia DevOps pone l’accento sulla collaborazione tra Developers e Operations durante tutto il ciclo di vita dell’applicazione (sviluppo, testing e delivery), garantendo maggiore velocità rispetto ai tradizionali processi di sviluppo. Il ricorso ai microservizi si presta molto bene alle pratiche DevOps: ogni microservizio è una funzionalità indipendente e permette dunque di avere piccoli team che collaborano al raggiungimento di un obiettivo comune. Ne deriva che è ancora più semplice procedere con rilasci incrementali e sempre testati.

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Perché scegliere Agile e DevOps?

I vantaggi delle metodologie Agili e DevOps si riassumono in:

Velocità di sviluppo e rilascio

Grazie alle pratiche di Continuous Integration e Continuous Delivery si possono rilasciare nuovi incrementi e miglioramenti all’applicazione in modo frequente.

Qualità del codice

I continui riscontri degli utilizzatori permettono di correggere subito gli errori, che potrebbero risultare bloccanti.

Soddisfazione degli utenti

Anche grazie a DevOps gli utenti ottengono rapidamente un prodotto in linea con le proprie necessità.

Il ruolo di Intelligenza Artificiale e Open Source nella Digital Transformation

Negli ultimi anni, l’Intelligenza Artificiale (AI) ha acquisito grande rilevanza, sia nei contesti aziendali che al di fuori di essi. Meno discusso, ma altrettanto ricco di potenziale, è l’Open Source, inteso come software con codice sorgente aperto e modificabile. Questi due ambiti si configurano come elementi fondamentali per il successo delle aziende moderne. Ma quale ruolo possono ricoprire nella trasformazione digitale delle organizzazioni?

L'Intelligenza Artificiale non deve essere considerata solo una tecnologia abilitante, ma una strategia capace di trasformare i modelli operativi. Dal canto suo, l'Open Source fornisce il terreno fertile per flessibilità e innovazione continua, riducendo i costi per le aziende e accelerando il time-to-market.

In particolare, l'adozione di soluzioni Open Source democratizza l’innovazione, permettendo alle aziende di integrare rapidamente l'AI nei propri processi grazie a strumenti e framework in continua evoluzione. Questi strumenti supportano lo sviluppo di applicazioni avanzate, utili in ogni ambito aziendale - dal marketing all’IT - migliorando l'efficienza operativa e l'esperienza del cliente. Inoltre, affrontano sfide critiche come la gestione dei dati e le questioni etiche, creando un ambiente collaborativo e consentendo alle aziende di condividere risorse e conoscenze per affrontare problemi complessi in modo più efficace.

L'Intelligenza Artificiale, resa accessibile da strumenti Open Source, si inserisce trasversalmente nelle organizzazioni, automatizzando attività ripetitive, ottimizzando i flussi di lavoro e liberando risorse per compiti strategici. Analizza enormi volumi di dati, offrendo insights che guidano decisioni aziendali informate e aiutano a prevedere tendenze di mercato. Migliora l'interazione con i clienti attraverso supporto personalizzato e tempestivo, anticipando le loro esigenze grazie alle analisi predittive.

La capacità dell'IA di stimolare l'innovazione consente alle aziende di esplorare nuovi modelli di business e migliorare prodotti e servizi, riducendo rischi e accelerando il lancio sul mercato. In conclusione, l'Intelligenza Artificiale, supportata dalle soluzioni Open Source, è un catalizzatore potente per la Digital Transformation. Le aziende che sapranno sfruttare queste risorse saranno meglio posizionate per affrontare le sfide future e capitalizzare sulle opportunità offerte dalla digitalizzazione, rafforzando la loro competitività e innovazione.

Avviare un progetto di Digital Transformation in azienda

La componente digitale è sempre più pervasiva all’interno delle organizzazioni, permeando qualsiasi funzione e processo di business. La capacità di innovare correttamente lo stack tecnologico sottostante diventa un fattore critico di successo e addirittura di sopravvivenza.

Intraprendere il digital journey significa calibrare la giusta miscela tecnologica in relazione alle peculiarità aziendali, pianificando i percorsi di innovazione con raziocinio e stando attenti a non stravolgere equilibri delicati.

La digitalizzazione impone quindi un approccio business-centric: sono le esigenze dell’azienda e dei clienti a determinare le opportune scelte tecnologiche. Lo switch di prospettiva rappresenta un passaggio chiave verso l’innovazione e richiede competenze specifiche, che possono essere ritrovate in un partner qualificato.

PER APPROFONDIRE: Application modernization: cos'è e quali sono i vantaggi

Al tuo fianco per l’innovazione tecnologica

SparkFabrik va incontro alle attuali necessità delle imprese, affiancando all’offerta tecnologica anche una proposta metodologica.

Ad esempio, organizziamo workshop dedicati allo User Story Mapping, una tecnica che permette di analizzare le interazioni tra l’utente e il prodotto web attraverso un processo condiviso all’interno di un gruppo di lavoro. Viene sostanzialmente immaginata, mappata e rappresentata graficamente una tipica esperienza d’uso, che evidenzia le esigenze e i desiderata principali dell’utente.

Tra i servizi consulenziali finalizzati alla Digital Transformation, SparkFabrik propone anche il Cloud Native Assessment, che permette di valutare lo status-quo in termini di tecnologia, processi e cultura, così da poter poi definire un percorso personalizzato di application modernization. Si esaminano quindi i singoli casi optando per la migliore soluzione e scegliendo tra diversi approcci: dal Lift and Shift (la semplice trasposizione sul Cloud di applicazioni tradizionali) sino alla completa modernizzazione delle applicazioni con l'introduzione dei container e l'adozione di nuovi paradigmi di sviluppo come i microservizi o Serverless.

Insomma, la digital disruption richiede cultura digitale (e consapevolezza del suo valore), le giuste tecnologie e soprattutto competenze specifiche, che spesso solo un partner di comprovata esperienza può fornire.

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